Che vi crediate o meno, la cura del corpo e la lotta all’obesità non sono concetti appartenenti solo alla nostra società, per quanto negli ultimi anni abbiano assunto un’importanza così esagerata da essere assurti addirittura a livello di valori condivisi. Se andiamo indietro nel tempo, infatti, scopriamo che la cura del corpo e l’esaltazione di un fisico asciutto, risale addirittura all’antichità classica, all’epoca di greci e romani che durante le diverse competizioni ginniche, gli spettacoli, e le gare olimpioniche avevano di fatto creato il culto del muscolo e dell’addome piatto. Discorso a parte meritano le tecniche di medicina e chirurgia estetica vera e propria, naturalmente più moderne ma anch’esse risalenti ad almeno 40 anni fa. Per quanto riguarda la tecnica principale per la remise en forme chirurgica, ovvero la Liposuzione, essa fu messa a punto addirittura attorno agli anni ’70. Certo all’epoca si trattava di una metodica piuttosto primitiva. In parole semplici, essa funzionava inserendo nel corpo, nei punti in cui vi erano degli accumuli di adipe, un tubicino metallico collegato ad una pompa a vuoto. Il tubicino muovendosi avanti e indietro rompeva le cellule e la pompa le aspirava. Naturalmente tale tecnica aveva notevoli controindicazioni. Innanzi tutto si insieme all’adipe si aspiravano anche liquidi preziosi per il corpo. Secondariamente il movimento del tubicino finiva col compromettere anche i vasi sanguigni causando emorragie e soprattutto gonfiori che rendevano praticamente impossibile al chirurgo effettuare un lavoro di precisione, causando spesso anche evidenti disparità nelle zone trattate. Infine, la procedura risultava molto dura anche per il paziente che vi si sottoponeva, creando traumi fisici difficili da superare, che si risolvevano dopo moltissimo tempo. Oggi fortunatamente, molti di questi inconvenienti sono stati superati, grazie all’introduzione della cosiddetta soluzione Klein e alle sue varianti. Con questo nome, che viene dal suo creatore, si indica una soluzione salina contenente adrenalina ed anestetico, che viene iniettata nella zona da trattare prima dell’aspirazione vera e propria. Il liquido iniettato, da una parte causa un gonfiamento del tessuto adiposo che diventa più facile da aspirare, dall’altra, grazie all’azione dell’adrenalina, favorisce un restringimento dei vasi sanguigni garantendo un minor rischio di rottura dei medesimi e in pratica un intervento senza controindicazioni e dal postoperatorio più rapido. Ma il progresso non si è limitato a questo. Un’altra delle problematiche dell’intervento, infatti, derivava dal grande dispendio di forza che il chirurgo doveva impiegare per muovere la cannula avanti e indietro per rompere le cellule. Se infatti nei depositi di adipe morbidi, il procedimento risultava piuttosto semplice, esso era molto complesso in zone del corpo in cui i tessuti erano più fibrosi, come nella pancia o nei fianchi. Stesso problema si verificava se la superficie da trattare era molto ampia. Tali difficoltà sono state ormai superate grazie all’introduzione della tecnica ad ultrasuoni. In casi complessi, come quelli accennati, il chirurgo utilizza una sonda speciale che attraverrso gli ultrasuoni, appunto, rompe le cellule prima dell’aspirazione vera e propria. L’unico inconveniente è che in questo caso l’intervento ha maggior durata e quindi è di fatto più costoso. Senza contare che se il chirurgo non è attento, si può incorrere nel rischio di causare bruciature interne o danneggiare i nervi. L’ultima miglioria al procedimento, infine, riguarda la semplificazione del movimento del tubicino, che non è più solamente manuale ma oggi è semplificato da un piccolo motore a vibrazione. Ciò permette da un lato un minor dispendio di energie del chirurgo, dall’altra un miglioramento del risultato estetico finale, annullando il pericolo di antiestetiche motagnette o avvallamenti di adipe. L’effetto secondario è che il trauma fisico è più elevato ma il risparmio di tempo equivale a un minor costo.
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